fbpx

Diario dei bachi da seta

Bachi da seta e bozzolo
Bachi da seta

I bachi da seta, il bozzolo e le foglie di Gelso di cui si nutrono (foto di Wilma Berbotto).

Nel processo di allevamento dei bachi si usavano nel Roero del Novecento scatole in legno, come nell’immagine, come ripiani dei pontà. Su di essere si posavano le ceste (canisse), il cui intreccio è visibile nella foto. Alla fine della lavorazione si costruiva un bosco (cioandëtte) posto sopra le canisse. Nella foto se ne vede uno realizzato dalla Maestra Tonina.

scatole in legno per l'allevamento dei bachi da seta
Cesta per l'allevamento dei bachi da seta, detta canissa
Alla fine della lavorazione si costruiva un bosco (cioandëtte) posto sopra le canisse

Diario dei bachi da seta

Dopo la Messa vado dalla signora che vende le uova al mercato. Mi da una piccola scatola quadrata con i bordi di legno, larga come il palmo della mano. La base e il coperchio sono fatti con una retina di tessuto, è garza leggera che lascia passare l’aria. Dentro ci sono piccole uova che respirano.

Vado a casa e avvolgo la scatoletta in un panno di lana. Poi con grande cura e la metto in un cestino. I bachi non devono prendere freddo.

 

Il 25 aprile porto la scatoletta e le uova a benedire, perché è san Marco. Prego che le uova a maggio schiudano. A dire la verità non è solo una questione di fede, bisogna anche prendersi molta cura dei bachi da seta per farli maturare.

 

Le uova si sono schiuse, sono nati piccolissimi bruchi! Li sistemo nella stalla al caldo. Li appoggio uno per uno sopra foglie intere di gelso. Dopo il primo giorno sposto i bruchi in una cassetta di legno fatta di listelli. Misure della cassetta: 40 cm x 90 cm , con un bordo alto 5 cm. Non metto i bruchi (bigàt) sopra i listelli, li appoggio su un foglio di carta da zucchero (carta blu, carta di bigàt), dove metto anche foglie di gelso tagliate con le forbici a listarelle di 4 o 5 mm circa. Cibo per loro.

 

Ora i bruchi dormono sui graticci (pontà), sui ripiani. Sono ben protetti nelle ceste (canisse) e sempre con sotto la carta da zucchero pulita. Lì sopra i bachi si trasformano, cambiano pelle. Tra una dormita e l’altra mangiano e io li raccolgo delicatamente, uno per uno, cambio il foglio di carta che si è sporcato a causa dei loro escrementi e faccio sparire le foglie di gelso avanzate. I bachi devono stare nel pulito, senza prendere colpi d’aria. Controllo il termometro. Accendo la stufa se fa una gelata però oggi c’è un temporale e allora apro le finestre e do aria, anche perché la foglia di gelso deve essere sempre asciutta. Mai dare loro la foglia bagnata!

 

È già la quarta dormita che fanno, sono venuta a controllarli tante volte. Si svegliavano e hanno ancora più fame. Segno che sta per arrivare il momento.

 

È ormai la quinta sveglia. Fanno i bozzoli (cocat)… sono bellissimi, ora cambieranno colore fino a sembrare trasparenti, fatti di cera. Raccolgo la sporcizia e li metto sul foglio blu, sempre sopra la canissa. Costruisco per loro il bosco (cioandëtte): metto i rami delle piante di ceci o di břu (brugo-erica) per traverso tra un piano e l’altro dei graticci. Nello spazio tra una cioandëtta e l’atra, circa 30 cm, chiudo tutti i rami che ho messo con dei fili di salice legati alle estremità tra due canne. Ho raccolto anche un po’ di cicoria selvatica lungo le strade e l’ho aggiunta al bosco.

 

I bachi fanno una cosa spettacolare, si arrampicano sui rametti e filano il bozzolo.

 

Il giorno di San Giovanni raccolgo i cocat, stacco tutti i bozzoli dalle cioandine.

 

È andato tutto bene. Sono contenta e ringrazio san Giovanni. È il momento di filare.

Arriva Magna Leta (Maria) che fa canottiere di seta. Davanti a casa è pronto un fuoco con un treppiede e il paiolo. Buttiamo i bozzoli nell’acqua bollente e la zia di Rosanna (Maria) gira e raccoglie il filo con una piccola scopa di saggina (ramasat). Poi la matassa (marela) va sulla dipanatrice e forma un gomitolo.

Vengono anche Giovanna e Maria, due signore di San Vincenzo, a filare la seta dei nostri bozzoli, per fare le calze.

 

Siamo nel 1945, io ho 7 anni.

 


 

Si ringraziano Antonina Galvagno e Rosanna Bellocchia per le testimonianze e i ricordi d’infanzia condivisi.

Il Piemonte nel 2021 rilancia gelsi e bachi da seta. Lo fa a partire da una secolare tradizione di allevamento che ha segnato la memoria della gente del Roero. Una storia di bachicoltura nel Novecento con la ricostruzione degli attrezzi per la lavorazione dei bachi e dei bozzoli.
PAROLE CHIAVE
LUOGO DELLA STORIA

DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO

R061, 11 agosto 2020, Monteu Roero (Villa Superiore) e 11 e agosto 2021 Montaldo Roero

Roero Coast to Coast

per partecipare

segnala una storia

invia una mail alla Redazione