Sono il tartufo bianco
Il tartufo bianco d’Alba ed il suo profondo e longevo legame con la storia del Roero: quella dei contadini e quella delle signorie locali, che lo utilizzavano come strumento di diplomazie nelle corti europee.
Il tartufo bianco d’Alba ed il suo profondo e longevo legame con la storia del Roero: quella dei contadini e quella delle signorie locali, che lo utilizzavano come strumento di diplomazie nelle corti europee.
E se per una volta fosse l’acqua a parlare? Cosa racconterebbe del modo in cui gli uomini hanno cambiato il loro modo di vivere rurale dal Novecento ad oggi? E che cosa direbbe delle forme che l’architettura civile ha offerta all’acqua?
Cantar maggio ha antichissime origini e libera energie primaverili in chi festeggia con l’usanza della questua delle uova, il piantamento del pino e le danze della notte.
Coast to Coast nel Roero il corvo si fermò al Pilone di San Giuseppe. Da Monticello d’Alba stava volando verso Roncaglia in un meraviglioso giorno di primavera quando incontrò il santo senza nome.
Quando la giornata lo permette, quando il cielo, la terra e un ircordo si allineano come tre pianeti possono portarti ovunque: nel passato, in una festa, durante una benedizione, facendoti toccare con mano il senso di devozione del Roero.
La morte bussa alla porta. Un uomo del Novecento va ad aprire e parte per un viaggio che attraverso una precisa tradizione funebre lo porterà dalla terra al cielo del Roero.
Un caso da risolvere. Non è un omicidio, ma uno smarrimento inquietante. La parola solidarietà è sotto indagine. Buona lettura!
La storia dell’Inno al Roero, nato nel 1996 in occasione di un concorso indetto dai Cavalieri di San Michele. L’inno è ascoltabile on line nella versione del gruppo La Muntisela di Monticello d’Alba.
Memorie del dopoguerra nel Roero attraverso gli occhi di una giovane ragazza che incrocia per caso, mentre fugge dopo una violenza esplosione, il destino di tre giovani ragazzi catturati dalle truppe fasciste e dai Repubblichini. Quella stessa ragazza non dimenticherà quel giorno e quella storia.
Un uomo del Novecento amato e ricordato dalla famiglia, dalla parrocchia, dalla comunità, dai compagni di guerra, dalle autorità, da tutti. Giuspa trova nella fede la luce per sopravvivere al male a cui assiste e il coraggio di compiere scelte difficili.
Un Museo non è solo una collezioni di oggetti del passato. Ne siamo convinti da sempre e ne diamo concreta prova raccontando la storia del Museo dei soffitti in gesso nel castello di Magliano Alfieri come esperienza di scoperta, socialità e arte vissuta dalla gente del Roero.
Serafino e la carbonaia è un breve racconto sul lavoro svolto dai contadini per trasformare la legna, presente in abbondanza nei boschi del Roero, in carbone, attraverso le carbonaie.
Un frammento di un soffitto decorato in gesso è una traccia lasciata da un essere umano per incontrare un altro essere umano. Se tendi la mano quella traccia ti potrà raccontare la sua storia.
Vidi i nazifascisti sparare due colpi di cannone contro il castello di Monteu Roero. Era il 13 luglio 1944. Fu una rappresaglia nei confronti di uno dei paesi vicino alle rocche in cui furono ospitati i partigiani perché di qui si poteva velocemente scappare o nascondersi. I nazifascisti lo sapevano.
La storia di un antico mulino ancora funzionante nato alla confluenza di tre rivi all’inizio del Novecento: una storia di vita, di famiglia, di tecnologie che si evolvono, di socialità e comunità, di lavoro e paesaggio…
Il ritrovamento di un affresco nella parrocchiale di Corneliano diventa l’occasione per dare vita ad un quadro vivente che permane nella memoria collettiva cornelianese e si inserisce in una tipica tradizione del Roero.
Il Roero è terra che possiede tradizioni e costumi tali da fare spettacolo. Tra queste i quadri viventi, attestati a Piobesi d’Alba a partire forse dagli anni ’50 del Novecento e diffusi poi in molti altri luoghi e tempi del Roero.
Cacciatori di ragni e attori a tempo perso alzano il sipario di un piccolo teatro di legno nato nel 1912 all’interno del circolo di Santa Vittoria d’Alba. Sull’onda ispiratrice di Don Bosco, in piena età giolittiana, il teatro è animato dalla comunità locale.
La nostra Tana! Da lì partono tutte le nostre esplorazioni, lì si torna con il bottino della giornata… una storia vera di scoperta e meraviglia nel castello di Santa Vittoria d’Alba.
Dopo il crollo di una parte della torre medievale del castello di Santa Vittoria d’Alba, in seguito ad un violento inaspettato temporale, il maniero viene chiuso. Un fatto straordinario – realmente accaduto – cambierà drasticamente le opportunità di un gruppo di ragazzi di esplorare quel luogo misterioso con le loro scorribande.