Il santo senza nome
Coast to Coast nel Roero il corvo si fermò al Pilone di San Giuseppe. Da Monticello d’Alba stava volando verso Roncaglia in un meraviglioso giorno di primavera quando incontrò il santo senza nome.
Coast to Coast nel Roero il corvo si fermò al Pilone di San Giuseppe. Da Monticello d’Alba stava volando verso Roncaglia in un meraviglioso giorno di primavera quando incontrò il santo senza nome.
Quando la giornata lo permette, quando il cielo, la terra e un ircordo si allineano come tre pianeti possono portarti ovunque: nel passato, in una festa, durante una benedizione, facendoti toccare con mano il senso di devozione del Roero.
La morte bussa alla porta. Un uomo del Novecento va ad aprire e parte per un viaggio che attraverso una precisa tradizione funebre lo porterà dalla terra al cielo del Roero.
Un uomo del Novecento amato e ricordato dalla famiglia, dalla parrocchia, dalla comunità, dai compagni di guerra, dalle autorità, da tutti. Giuspa trova nella fede la luce per sopravvivere al male a cui assiste e il coraggio di compiere scelte difficili.
Il ritrovamento di un affresco nella parrocchiale di Corneliano diventa l’occasione per dare vita ad un quadro vivente che permane nella memoria collettiva cornelianese e si inserisce in una tipica tradizione del Roero.
Il Roero è terra che possiede tradizioni e costumi tali da fare spettacolo. Tra queste i quadri viventi, attestati a Piobesi d’Alba a partire forse dagli anni ’50 del Novecento e diffusi poi in molti altri luoghi e tempi del Roero.
Cacciatori di ragni e attori a tempo perso alzano il sipario di un piccolo teatro di legno nato nel 1912 all’interno del circolo di Santa Vittoria d’Alba. Sull’onda ispiratrice di Don Bosco, in piena età giolittiana, il teatro è animato dalla comunità locale.
È caro a intere generazioni di cittadini. È conosciuto nella memoria locale più recente come l’oratorio ma prima si chiamava, non a caso, il circolo. Nella parlata dei più anziani è detto‘u Circul a dimostrazione della destinazione polivalente della struttura, che poteva anche
distaccarsi dalle classiche riunioni di carattere confessionale.
La storia di un’opera d’arte sacra di Monteu Roero, dal punto di visto dell’artista argentiere che – nel 1771 – realizzò l’ostensorio raggiato, detto il Raggio, esattamente 250 anni fa.
Non c’è una terra senza la sua gente e non c’è una gente senza legami con i beni culturali che la storia ha disseminato sulla cima delle torri, negli angoli costruiti, nelle cucine, nelle chiese. Il giorno delle campane è una storia di comunità e solidarietà che svela il legame tra la comunità e il patrimonio culturale religioso, un legame che attraversa i secoli e prescinde dal valore materiale degli oggetti e anche dalle scelte delle autorità.