Il santo senza nome
Coast to Coast nel Roero il corvo si fermò al Pilone di San Giuseppe. Da Monticello d’Alba stava volando verso Roncaglia in un meraviglioso giorno di primavera quando incontrò il santo senza nome.
Coast to Coast nel Roero il corvo si fermò al Pilone di San Giuseppe. Da Monticello d’Alba stava volando verso Roncaglia in un meraviglioso giorno di primavera quando incontrò il santo senza nome.
Si fa preso a dire c’era una volta… dal Roero arriva una storia di fantasmi attuali, dentro un castello vero e proprio, reale e visitabile a Monticello d’Alba. Una storia d’amore e vendetta, storia immaginata e chissà forse anche accaduta… che fa tremar le ginocchia e anche un po’… ridere!
C’era una volta, ma c’era davvero… Una fiaba che è anche la storia vera di un maestro, di un paese, di una guerra. Ma anche di una canzone, una corale e una biblioteca. Dove ciò che conta è la gioia di vivere.
Le battute e le avventure di quattro guerrieri della fantasia, le maschere originali del carnevale di Monticello d’Alba: Vigio Cobiabròpe, Steo Paracher, Ghita e Catlina sono ricostruite con l’aiuto di Elio Stona. Una breve storia d’ironia e folklore, con un pizzico di verità su come uomini e donne hanno vissuto nel Roero negli anni ’70 del Novecento, scossi da nuove idee, relazioni sociali e consumi.
Fino agli anni Settanta del Novecento la pallapugno, in dialetto, balon, si giocava tutto l’anno negli sferisteri nei campionati di categoria, ma anche (e soprattutto) nelle aie, nelle piazze o nelle strade dei paesi del Roero nella forma amatoriale detta pantalera. Attraverso le vicende di questo sport, ancora oggi amato, si traccia un profilo socio-cultural-sportivo di una terra.
In dialetto si dice Gran Carlevé ‘d Muntisel, tradotto Grande Carnevale di Monticello, una festa popolare di successo, amata, frequentata, ricordata per i sapori, le risate, l’atmosfera, il folklore e l’originalità delle sue maschere storiche.
Quando Magna Ghitin svelò queste due ricette a mio figlio, che all’epoca gestiva un ristorante nel cuore del Roero, aveva passato da un pezzo la novantina. Ma la sua mente lucida come quella di una ventenne!
I versi della poesia la Madòna dij soldà, di Nino Costa, hanno suscitato e continuano a suscitare profondi sentimenti in chi ha perso i propri cari in guerra. Gli Alpini di Monticello d’Alba leggono questi versi ogni anno, nelle celebrazioni dei caduti e nei raduni, per ricordare i compagni soldati che lasciano questa terra accompagnati dalla Madonna vestita di lanetta nera.
La piccola medaglietta in alluminio annerita e consumata, con la Madonna degli Alpini su fronte, non è l’onorificenza al valore di un uomo. È l’immagine sacra scelta da Pier Dacomo di Monticello d’Alba come la cosa che si porta sempre con sé, in circostanze tragiche, confidando in Dio.
Nella storia di un macchinario per rimuovere la peluria dalle pesche, esposto nel Museo Etnografico di Monticello d’Alba, c’è la storia particolare di una famiglia del Roero, la storia generale del popolo degli inventori, gli italiani del Novecento e la storia universale della creatività.