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- Sistema Culturale Diocesano di Alba
Immagini storiche del carnevale di Monticello d’Alba ritraggono le due maschere maschili Vigio Cobiabròpe e Steo Paracher. La litania della zitella delle due maschere femminili: le due sorelle nubili, Ghita e Catlina.
Si fanno esercitazioni a Pocapaglia. Una bomba sbaglia traiettoria e va a finire sulla casa di Steo, distruggendola. Arrivano i pompieri e la Croce Rossa e trovano Steo incolume. “State bene?” gli chiedono. E lui: “Sto benissimo! Ma non capisco: vado al gabinetto, tiro la corda e mi viene tutta la casa addosso!”
“Nonostante l’incidente Steo Paracher, tranquillo bogianen, vede le cose con filosofia e pensa che bisogna prenderla come viene. “Chi sta bene non si muove e l’uomo giusto non si sposta di una spanna, nemmeno se cade il mondo. Ha chiuso in attivo i suoi conti con buoni risultati per il portafogli, il granaio, la stalla e la cantina. Lavorare, lui, mentre la campagna, che l’ha ammazzato di fatica, si riposa? Neanche per sogno! Fa soltanto l’indispensabile in casa, altroché! Steo non perde la calma: è come il vino barbera, che non frizza ma che all’atto pratico ti fa sentire la solidità dei suoi 14 gradi alcoolici.” (Giuseppe Asteggiano, 1967).
Steo nella sua serafica vita non è solo. Ha un grande compagno di avventura che si chiama Vigio Cobiabròpe, agricoltore dalla personalità dinamica e la mente aperta alle nuove idee.
“Pochi giorni fa ero a Roma” racconta Vigio “e mi venne in mente di darmi alla vita politica. Ne parlai con un pezzo grosso, il quale mi chiese quale istruzione avessi e che cosa sapessi fare. Niente di niente, risposi. E lui: “Benissimo, così non ci sarà bisogno di instradarvi!”.
Alla fine Vigio non si dedicherà mai alla politica, rimane un fiero e instancabile agricoltore, con tante idee, attrezzi e cose da fare.
“Dopo aver riparato e messo a punto i suoi attrezzi agricoli, meccanizzati o meno, favorito dalle benigne condizioni atmosferiche ha anticipato molti lavori della corrente annata; ha iniziato nuove colture. Soprattutto si è dedicato e sta dedicandosi tuttora alle sue bròpe di castagno (il broncone è un palo grosso con traverse da capo dette cornetti o cornicelli, o senza, ad uso di sostenere le viti nel mezzo de’ campi) ed alle sue gore (la Gorra è una pianta di più specie, che nasce su pe’ greti de’ fiumi, coi vimini della quale si tessono ceste, panieri, nasse, gabbie e simili), trattandole a regola d’arte e confezionandone ceste, gorbe e canestri in quantità, nonché bio per pulcini (cestino o paniere, arnese di vimini a foggia di campana, sotto il quale si mette il becchime ai pulcini appena nati). Il consumo di questo articolo è anche determinato dal fatto che se bruciano ogni anno parecchi esemplari in segno di gioia e per scaramanzia in occasione di matrimoni. Vigio non vede l’ora di togliersi dai piedi questo lavoro e di tornare agricoltore. Ma c’è un guaio: l’amicizia di Steo Paracher che gli fa perdere un mucchio di tempo in ciance. Ma il peggio è che sa di essere proprio lui, Vigio, ad intavolare discussioni ed a menarle per le lunghe, con l’aiuto di bottiglie di vino generoso e frizzante, come il suo carattere. Steo lo segue, centellinando coscienziosamente il moreto (vino rosso): quando l’amico si accolora e crede di aver dimostrato la sua tesi, butta là un’osservazione che, a seconda dei casi, è una doccia fredda o un’esca buttata sul fuoco.” (Giuseppe Asteggiano, 1967)
Vigio non perde tempo. È instancabile in tutto. Provate a chiedere a Steo che differenza c’è tra un cammello e Vigio? Vi risponderà che un cammello è capace di lavorare per sette o otto giorni senza bere, Vigio è capace di bere per setto o otto giorni senza lavorare!
Sono entrambi senza moglie… forse le donne sono un enigma per loro?
Quando una donna non mugugna, è gioviale, simpatica, ha lo sguardo tenero e desideroso, sta certamente pensando a qualcosa che costa molto.
Nonostante ciò hanno due buone amica – due sorelle, entrambe zitelle – Ghita e Catlina. L autrici della spassosissima litania della zitella (vedi foto).
Vigio e Ghita entrano in chiesa per sposarsi, ma Vigio è talmente ubriaco che il parroco borbotta: ma perché non venite quando non è ubriaco?
Ahimè, signor curato, risponde Ghita, quando non è ubriaco non vuol venire!
Anche Catlina ha la battuta pronta.
Catlina a Steo che beve whisky per curarsi il raffreddore: “Beh, se non ammazzi i microbi, per lo meno li diverti…!”
Sempre Catlina. “Guarda come mi tocca vestire! Indosso abiti talmente miseri e antiquati che se qualcuno venisse a trovarci penserebbe che io sia la cuoca!” Sospirando Vigio risponde: “Ma se rimanesse a pranzo non lo penserebbe più!”
Ma chi sono Vigio Cobiabròpe, Steo Paracher, Ghita e Catlina?
Sono le maschere del carnevale di Monticello d’Alba, interpretate dai fratelli Andrea e Giovanni Margiaria.
Andrea, classe 1919, commerciante di granaglie e nocciole, è stato per lungo tempo uno degli organizzatori del carnevale. Con Giovanni, classe 1929, ha dato voce e carattere alle due maschere: Steo Paracher significa in lingua italiana Stefano Paracarro, il nome suggerisce che il personaggio sia un pelandrone, uno scansafatiche, immobile come un paracarro, ed anche amante delle belle donne; al contrario Vigiô Cobiabròpe cioè Luigi Accoppiapali, è un contadino, vignaiolo, gran lavoratore che accoppia i pali delle vigne. Il termine Cobiabròpe può anche essere inteso come colui che costruisce i cestini di vimini, tradizione antica monticellese. A far coppia con Steo e Vigiô ci sono i personaggi femminili di Ghita (Margherita) e Catlin-a (Caterina), che però rimangono zitelle seppur in coppia con i due.
Si ringrazia Elio Stona per la preziosa ricerca e testimonianza.
Alcuni testi citati sono di Giuseppe Asteggiano e provengono dal numero unico del 1967 sul Carnevale di Monticello d’Alba.
Le tre definizioni in piemontese degli attrezzi di Vigio (brope, gore e bio) sono decifrate attraverso il Gran dizionario Piemontese-Italiano compilato dal Cav. Vittorio di Sant’Albino nel 1859.
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DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO
R059, 30/6/2021, Monticello d’Alba