Cantar maggio
Cantar maggio ha antichissime origini e libera energie primaverili in chi festeggia con l’usanza della questua delle uova, il piantamento del pino e le danze della notte.
Cantar maggio ha antichissime origini e libera energie primaverili in chi festeggia con l’usanza della questua delle uova, il piantamento del pino e le danze della notte.
La storia dell’Inno al Roero, nato nel 1996 in occasione di un concorso indetto dai Cavalieri di San Michele. L’inno è ascoltabile on line nella versione del gruppo La Muntisela di Monticello d’Alba.
Cacciatori di ragni e attori a tempo perso alzano il sipario di un piccolo teatro di legno nato nel 1912 all’interno del circolo di Santa Vittoria d’Alba. Sull’onda ispiratrice di Don Bosco, in piena età giolittiana, il teatro è animato dalla comunità locale.
È caro a intere generazioni di cittadini. È conosciuto nella memoria locale più recente come l’oratorio ma prima si chiamava, non a caso, il circolo. Nella parlata dei più anziani è detto‘u Circul a dimostrazione della destinazione polivalente della struttura, che poteva anche
distaccarsi dalle classiche riunioni di carattere confessionale.
La storia in prima persona del Gruppo Spontaneo Maglianese, un gruppo noto e riconosciuto per aver riscoperto canti, tradizioni popolari contadine e cultura locale. In questo racconto si scopre la forza creativa e l’amicizia che ha dato vita a meravigliose iniziative di comunità, solidarietà e cultura del Roero.
Si fa preso a dire c’era una volta… dal Roero arriva una storia di fantasmi attuali, dentro un castello vero e proprio, reale e visitabile a Monticello d’Alba. Una storia d’amore e vendetta, storia immaginata e chissà forse anche accaduta… che fa tremar le ginocchia e anche un po’… ridere!
La storia di una tradizione ritrovata verso la metà degli anni ’60 del Novecento. “Cantè j’euv” (Cantare le uova) è parte dei festeggiamenti pasquali di quasi tutti i paesi del Basso Piemonte e unisce socialità, musica e gusto.
Le battute e le avventure di quattro guerrieri della fantasia, le maschere originali del carnevale di Monticello d’Alba: Vigio Cobiabròpe, Steo Paracher, Ghita e Catlina sono ricostruite con l’aiuto di Elio Stona. Una breve storia d’ironia e folklore, con un pizzico di verità su come uomini e donne hanno vissuto nel Roero negli anni ’70 del Novecento, scossi da nuove idee, relazioni sociali e consumi.
Canale fu teatro di un misterioso avvenimento nell’ultimo quarto dell’800. Il protagonista fu un rospo gigantesco. Il fatto suscitò curiosità e smarrimento in Piemonte e in mezza Italia. La vicenda è oggetto di racconti e ricerche intorno a cose che potremmo definire dell’altro mondo.
Babi a Canale non è una parola come un’altra, infatti si dice che il paese sia il pais dij babi, dei rospi. Il soprannome dei canalesi è babi. La parola babi è un pezzetto di cultura del luogo ed ha scatenato l’immaginazione di intere generazioni alimentando storie e detti popolari.