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Il volto di Ernesto Troja, detto Bias, nel ricordo funebre. Bias fece ballare la machera dell’orso attorno al rogo serale della festa del Martedì Grasso di Carnevale nel periodo tra le due guerre. Nella foto, che risale al 1974, lo stesso ruolo è interpretato da Carlo Sacchetto, l’orso è interpretato da Angelo Cassinelli.
Arrivarono sulla piazza della chiesa e Biagio gridava. Orso fai sentire la tua voce – e lui – Aurrr… Aurrr… Poi prese un vaso da notte sporco di cioccolato all’orlo, con dentro del vino bianco e delle pigne e voleva dar da bere alla gente che guardava ridendo.
Il ricordo di Antonio Adriano della tradizionale maschera dell’orso interpretata da Bias (soprannome di Ernesto Troja), è come il fotogramma di un film a colori e restituisce voce, gesti e vitalità all’agricoltore Ernesto Troia, nato a Magliano Alfieri 15 gennaio1905. Il suo volto è raffigurato nella pallida foto del ricordo funebre, qui in alto.
Bias è il protagonista di questa storia di vita quotidiana nel Roero. Visse a S. Antonio in una cascina ancora esistente, che si trova nei pressi del ponte della borgata Magalla (nome dialettale, di origine celtica, che indica le ultime case di via Cavour a Magliano Alfieri), dopo la borgata del Banchet e prima della frazione Cornale.
Bias è conosciuto nel Roero per le sue interpretazioni nelle tradizionali mascherate di carnevale, rappresentazioni che lo videro protagonista insieme a Talin De Petro di Magliano Alto (come ricordava Tere Cane). Negli anni tra le due guerre fu popolare per la maschera dell’orso, una tradizione attiva, di antichissime origini. Fu riscoperta e riproposta dal gruppo spontaneo nei carnevali maglianesi degli anni ’70, proseguita poi fino agli anni ’90 dalla Pro Loco di Magliano Alfieri.
Per travestirsi da orso ci si veste con un sacco, ci si rotola nella mostarda e poi nelle piume di gallina. L’orso insegue un carro di musicisti trainato da cavalli, urlando e spaventando tutti. Bias interpreta la parte dell’uomo che dà la caccia alla belva e lo tiene a bada con bastoni e catene.
Nella foto Carlo Sacchetto fa ballare l’orso (interpretato da Angelo Cassinelli), nella piazza delle scuole di S. Antonio, attorno al rogo serale del carnevale del Martedì Grasso. Siamo nel 1974. In quegli anni si accendeva un rogo, sempre, con qualsiasi clima, per concludere il Carnevale il martedì e celebrare le Ceneri il mercoledì.
Sulle mascherate di Bias non ci sono fotografie ma immagini composte da Antonio Adriano attraverso le parole.
… Era il giorno di carnevale del ’52 o del ’53. Io ero per le strade di Magliano Basso con un gruppo di ragazzini a fare le mascherate. Arrivati al Borgo Nuovo sentimmo un gran trambusto con gente che correva. Qualcuno gridava – C’è l’orso… C’è l’orso…- Noi corremmo un po’ avanti per vedere e ci arrestammo davanti a un bestione che voleva arrampicarsi sul palo del telefono, lungo lo stradone provinciale. Il conducente era il solito Biagio (il nostro protagonista Bias) e cercava di tirarlo giù con secchi strattoni. Allora la bestia si avventava di qua e di là ringhiando e addosso aveva un sacco rosso di conserva con piume appiccicate. Infine trovava una grossa pozzanghera, vi si rotolava dentro, scuoteva la lunga catena e tirava i calci come se stesse per crepare. Più tardi venimmo a sapere che il feroce orso era Carlo Alessandria, detto Prufe.
…
Talin De Petro e Biagio arrivarono, in un altro carnevale, al Cornale (è Ernesto Volpe a ricordarlo), c’era un carro tirato da cavalli con sopra gente che suonava e che cantava. L’orso seguiva il carro, scorrazzava perdendo piume, si tirava indietro dimenandosi. Ma Biagio lo domava facendo scorrere il bastone sulla lunga catena da bestie, che lo teneva legato. C’erano in strada cinque o sei ragazze che stavano a guardare e allora il conducente si mise a gridare -Uzza la belva…Uzza la belva- e il bestione subito si avventava.
Dietro la maschera c’è Ernesto, detto Bias. A volte le maschere si sa, sono uno specchio della persona, l’unico in cui ci si riconosce davvero. E la persona vera è ricordata a Magliano Alfieri per un fatto.
Il pomeriggio del 4 novembre 1951 Ernesto ricevette, nella sua cascina affacciata sulla riva di un canale d’acqua (la bealera), una vera medaglia al valore civile, con diploma e motivazione del Ministero dell’Interno. La medaglia fu conferita dal Sindaco Ernesto Stirano per avere salvato da certa morte alcuni bambini precipitati nella bealera che attraversa S. Antonio. L’acqua in quel punto è più alta e la corrente più rapida. Erano presenti alla cerimonia, celebrata a casa del decorato, le due bimbe salvate.
Grazie Ernesto (detto ’d Bias) – dissero le due bambine.
DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO
R012, Febbraio 2021