- MUDI Alba
- Sistema Culturale Diocesano di Alba
Veduta della piazza in cui si trova il piccolo teatro di legno all’interno dell’edificio sulla sinistra della chiesa parrocchiale. Foto del 1915 di Maurizio Sartore.
Abito da settant’anni al piano di sotto del Circolo di Santa Vittoria (oggi noto come oratorio). Ho a disposizione, completamente per me e per i miei discendenti, un piccolo teatro in legno, molto semplice, che conserva tutte le caratteristiche di un teatro classico con palcoscenico in assito – con pendenza a favore di pubblico – e fondali, quinte, ribalta, botola del suggeritore, sipario ed arlecchini.
Ho la mia routine: perlustro costantemente i tendaggi e il palco, poi scendo rapido in platea dove verifico che la serie di lunghe panche a listoni sia nel medesimo posto. Un tempo le panche assicuravano la seduta, tutt’altro che comoda, alla gente del posto che sfregando i cappotti e le mani sul legno lasciava a volte, senza saperlo, regali inaspettati per me! Ormai, non so da quanto tempo, le panche sono mute e nemmeno i cacciatori di ragni si presentano più, il giorno prima del debutto, sul nostro campo di battaglia.
Un tempo, ottenuta la sacrosanta e sospirata autorizzazione dal parroco all’uso del teatro, gli attori improvvisati, insieme ad amici e parenti di buona volontà, conducevano intense campagna di pulizie in cerca dei nostri nidi. Ogni campagna partiva dagli angoli più oscuri: i tendaggi. Su scale malferme gli umani perlustravano tutti gli anfratti facendoci sentire indesiderati e allo stesso tempo i veri padroni. La caccia andava avanti per diversi giorni e finiva con l’elezione del cacciatore di ragni, ovvero l’uomo o la donna che aveva dimostrato meno paura. E vi assicuro che i coraggiosi o le coraggiose di cui ho incrociato lo sguardo non furono i peggiori assassini. Sono molto più pericolosi i pavidi, quelli che – colti dal terrore – allungano una mano e strappano confusamente le zampe o peggio maciullano il corpo di un malcapitato ragno come me gridando… aiuto!!!
Poi gli umani si dedicavano scrupolosamente alle luci, un’operazione molto complessa, che si concludeva generalmente con mezze luci fulminate. Quei ragazzini armeggiavano intorno ad impianti potenzialmente pericolosi… non successe mai nulla di grave ma c’erano molti rischi! Gli umani non hanno la nostra agilità e conoscenza di certi fili pericolosi. Si sono salvati perché qui c’era, e forse c’è ancora, un santo protettore degli attori a tempo perso.
Giungeva infine il momento del debutto tanto atteso, con l’adrenalina che cresceva all’avvicinarsi della data fatidica. Prove su prove non bastavano a contenerla e anche io mi sono sentito trascinato sempre da quella magia. Chi saliva, chi scendeva, chi cantava, chi declamava, chi colto da insano e improvviso terrore dichiarava che sarebbe tornato a casa seduta stante, mandando a monte mesi di prove. Con enorme sforzo e grande capacità di convincimento, toccava a qualcuno (mi ricordo di Giovanna!) trovare gli argomenti giusti per convincere il malcapitato, protagonista o comparsa che fosse, a tornare sui suoi passi.
Il debutto si avvicinava, la sala iniziava a riempirsi… da dietro il sipario tirato qualcuno ogni tanto faceva capolino, cercando di capire a che punto fosse l’afflusso del pubblico, forse alla ricerca di qualche sguardo famigliare che potesse rassicurarlo un po’.
È ora! Luci spente! Scende il silenzio in sala. Su il sipario…
Magico è in teatro l’attimo in cui si spengono le luci. Il silenzio della sala vuota oggi non è uguale al silenzio profondo della sala piena di un tempo, quando si era seduti in attesa del debutto. Entravi in un altro mondo.
Potreste pensare che io oggi viva indisturbato nella polvere e avreste ragione. Ma vi confido una cosa: indisturbato non è sinonimo di felice.
Si ringrazia il testimone del Roero Maurizio Sartore per la testimonianza.
DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO
R094, 2 dicembre 2021