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Mulino Amajolo dei Tre Rivi

Facciata del mulino Amajolo dei Tre Rivi a Monteu Roero
La testimone del Roero Giuliana Dellavalle, custode di questa memoria di vita quotidiana nel mulino.

Il mulino Amajolo dei Tre Rivi: all’esterno si riconsoce l’antica scritta e la facciata su due piani, all’interno si conservano i macchinari e la memoria dei diversi processi di lavorazione.

Nelle immagini anche le due antiche macine in pietra e la testimone del Roero Giuliana Dellavalle, custode di questa memoria di vita quotidiana.   

Macchinario nel mulino Amajolo dei Tre Rivi a Monteu Roero
Facciata del mulino Amajolo dei Tre Rivi a Monteu Roero
Antica macina del mulino Amajolo dei Tre Rivi a Monteu Roero
Antica macina del mulino Amajolo dei Tre Rivi a Monteu Roero

Mulino Amajolo dei Tre Rivi

Ho vissuto qui tutta la vita. Mi sono sposata nel 1949 e sono venuta ad abitare al mulino.

Prima di sposarmi abitavo nella cascina Avai in località Villa Superiore. Eravamo i proprietari del castagneto dove si trova la Castagna granda. Attualmente il sito è di proprietà di mio fratello.

Il mulino elettrico di cui vi racconto è di proprietà della famiglia Amajolo fin dal 1923, data della sua costruzione.

È situato alla confluenza di tre torrenti: il Rio dell’Anima Nera, il Rio di Montaldo e il Rio di Santo Stefano. I corsi d’acqua danno il nome alla borgata: Tre Rivi.

Nel 1923 il mulino portò l’energia elettrica in questa zona.

Sulla facciata è ancora visibile la scritta antichissima: MOLINO ELETRICO. La scritta non va assolutamente cancellata! Il mulino è dotato di quattro grandi silos e di un edificio adibito a magazzino.

Attualmente il mulino elettrico è posizionato in un edificio a tre piani, con una scaletta interna in legno per salire al piano più alto dove si trova il buratto, ossia il setaccio. Ora vi racconto come funzionava e capirete anche a che cosa serve il buratto….

Il mulino è ancora in funzione… Ora i macchinari sono molto diversi! Il grano ad esempio viene sminuzzato dai cilindri, prima di essere setacciato più volte. Nel corso degli anni il processo di macinazione del grano ha subito delle variazioni.

Un tempo, le macine erano due ruote di pietra, una fissa e l’altra mobile. Erano mosse da un sistema di cinghie collegate ad un motore elettrico. Per la separazione dei vari prodotti macinati veniva usato il buratto, che non è altro che un setaccio che può essere mosso a mano oppure elettrico. Il grano, a quel tempo, non necessitava di molte fasi di pulitura prima della macinazione, perché veniva trebbiato nelle cascine e arrivava al mulino con un elevato grado di pulizia.

File di contadini venivano qui con i carri trainati dalle mucche o dai cavalli da tiro. Alcuni arrivavano con la carretta a mano. Portavano tutti un sacco o due da macinare e un fiasco di vino con qualcosa da mangiare, per ingannare l’attesa. Aspettavano nel cortile, chiacchierando. Il mulino, a quel tempo era come il bar: un luogo di incontro.

Noi avevamo tre macine di pietra: due per il grano e una per il mais. La parte interna delle due pietre era zigrinata in modo diverso. Veniva usata una punta di widiam, molto resistente per fare delle piccole striature (delle righe in cui scorreva la farina) per le macine del grano e dei piccoli buchi per quella del mais. Ogni tanto, bisognava fare questo lavoro, con il martello, perché le macine, sfregando tra di loro, si consumavano all’interno. Avevamo una piccola gru per sollevare la pietra di sopra e per permettere di operare sulla pietra sottostante.

Ora vi spiego la macinatura di un tempo. Prima di tutto il grano veniva versato nella tramoggia. La tramoggia era un grande imbuto, posto sopra la macina, che aveva sul fondo una piccola assicella che scattava, quando il grano era finito, facendo muovere un piccolo campanello. Il suono era il segnale che bisognava versare altro grano. Il grano macinato scendeva quindi nel buratto, il setaccio che divideva la farina dalla crusca.

La farina di granoturco però non andava nel buratto ma direttamente nel cassone. Chi voleva usarla per fare la polenta la setacciava. per nutrire le bestie non era necessario setacciarla!

A quel tempo c’erano tante qualità, sia di grano che di mais.

Non abbiamo conservato tutti questi macchinari ma abbiamo tenuto solo le macine di pietra di cui due sono nel castello di Monteu Roero e due sono qui nel nostro cortile. Le usiamo come tavoli e non vorrei mai separarmene.

 

 


 Si ringrazia la testimone Giuliana Dellavalle, moglie di Attilio Amajolo e mamma di Franco Amajolo (l’attuale proprietario del mulino).

La storia di un antico mulino ancora funzionante nato alla confluenza di tre rivi all’inizio del Novecento: una storia di vita, di famiglia, di tecnologie che si evolvono, di socialità e comunità, di lavoro e paesaggio…
PAROLE CHIAVE
LUOGO DELLA STORIA

Frazione Tre Rivi

DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO

R086, 13 dicembre 2021

Roero Coast to Coast

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