- MUDI Alba
- Sistema Culturale Diocesano di Alba
Monticello d’Alba è un luogo nel Roero in cui si sente viva la memoria dei soldati italiani e della Resistenza, c’è un monumento dedicato ai caduti e un gruppo di Alpini legati alla bellissima poesia di Nino Costa.
Il 25 aprile del 1989, quando ero ancora uno studente, un professore di Storia ci fece commuovere tutti. Eravamo 22 ragazzotti di seconda media con i brufoli sul viso. Conservo ancora il quaderno su cui scrissi La Madòna dij soldà, una poesia, e anche una preghiera amata dagli Alpini di Monticello d’Alba e forse da tutti i soldati, del grande poeta piemontese Nino Costa. Versi a cui mi sono affezionato quel giorno e poi ho capito meglio solo all’Università, nel corso di Lettere Moderne che scelsi suscitando stupore tra amici e parenti. Oggi so che fu la scelta giusta e lo sanno anche loro. Oggi è il mio turno, sono io il professore!
Proverò a parlare ai miei ragazzi in classe della guerra e della Resistenza con questa poesia. La storia s’impara più con le emozioni che con tante date da studiare a memoria. È sempre stato così, per tutte le generazioni, fu così per me. Per i ragazzi di oggi è ancora più vero, ricevono e trovano qualsiasi informazione ma sono poveri di emozioni e sentimenti. A volte non hanno nemmeno le parole per dire ciò che provano.
Ricordo che quel giorno quando lo studente fui io e il professore entrò, noi tutti in piedi, raggiunse la cattedra di legno, noi tutti seduti, aprì la borsa di cuoio e ne trasse una serie di fogli di quaderno su cui, a mano, con una bella grafia nitida e precisa, aveva scritto i versi che Nino Costa aveva composto, poco prima di essere colpito da un infarto letale, scrisse in memoria del figlio, il soldato Mario Costa. Il professore in piedi intonò il dettato e sentii subito che quella non sarebbe stata una lezione come le altre. Non parlò di date, né aveva immagini da proiettare o musiche da esibire. Raccontò prima della vita di Pier Dacomo, poi recitò solennemente tutti i nomi dei ragazzi del paese caduti in guerra, uno per uno, così come sono scritti sulle lapidi commemorative. Infine si sedette dietro la cattedra, pulì gli occhiali, ci guardò tutti negli occhi e ci disse di suo padre, da poco scomparso, e del cappello con la piuma che aveva ereditato. Raccontò di come aveva sentito l’ombra diffondersi e di come aveva visto la Madonna dei soldati vestita di lanetta scura scendere giù e inginocchiarsi, nella corsia dell’ospedale per trovare suo padre che, come tutti i soldati caduti in battaglia, non rispose.
In classe dirò ai ragazzi del poeta Nino Costa, sopravvissuto ai bombardamenti sulla sua casa, in gran parte distrutta, in via Bove a Torino, morto per il dolore della perdita del figlio Mario, soldato di soli 19 anni che ora è sepolto accanto a lui nel cimitero di Ciriè. Mario Costa ha fatto la Resistenza ed è caduto il 2 marzo del 1944. Dirò loro di Pier Dacomo, dei caduti di Monticello d’Alba e del mio professore. Parlerò ai miei ragazzi delle speranze e delle illusioni che la guerra sempre tradisce, del loro carico di morte, delle file di profughi disperati, delle mamme dei caduti in tutte le guerre, in tutte le parti del mondo. Tutti abbiamo il nostro doloroso elenco di eroi e di mamme e papà che piangono e pregano, di qualunque lingua e nazionalità e religione e i caduti sono i caduti di tutti e tutti insieme per loro preghiamo. Leggerò la poesia e mi ricorderò di quando, con mio padre, andavamo ai raduni degli Alpini e alle celebrazioni di Monticello d’Alba, da cui tornavano sempre commossi, sia allegri che pensierosi.
Il professore è un personaggio inventato, mentre la poesia, la commozione, il sentire sono tutte cose vere, vissute da uomini e donne del Roero.
Si ringraziano Elio Stona e il Signor Pizzigalli per le testimonianze ricevute.
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Fraz. Sant’Anna
DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO
R043, maggio 2021, Monticello d’Alba