- MUDI Alba
- Sistema Culturale Diocesano di Alba
La curva della Croce e una cartolina d’epoca (anni ’40 del Novecento) della Villa inferiore.
Il 13 luglio 1944 la seconda guerra mondiale è terminata ma l’Italia non è libera. Nemmeno l’Europa è libera. Il 6 giugno gli Alleati sbarcano in Normandia. È l’inizio della liberazione d’Europa. Il 17 giugno il generale tedesco Kesselring ordina ai militari di lottare contro i partigiani con tutti i mezzi a disposizione e con la massima severità, incitando ad eccedere per distruggere. La liberazione italiana avverrà solo il 25 aprile del 1945: nove mesi dopo.
Il 13 luglio 1944 le famiglie del Roero vivono nel terrore.
Alle due nei cortili delle cascine, nei filari delle vigne, tra le chiome boschi la notte pare tranquilla e calda, piena di stelle con un bel chiaro di luna. Il sentimento di paura è così presente ogni giorno che non c’è motivo di sentire quella notte come più spaventosa di altre, non ci sono cattivi presagi nell’aria. Rombi di motore destano il sonno degli abitanti. Nella parte inferiore di Monteu irrompe una colonna di militari tedeschi e di Repubblichini. Invadono le cascine della località Vignano, Gramone, Pelleri, Barì e circondano il paese.
Là dove abita Rita Gallarato pretendono cibo. I contadini danno tutto quello che c’è: un po’ di latte, qualche uovo, pane e salame (fortunatamente il pane non manca, infatti ogni cascina ha il forno e ogni sabato si sforna il pane per tutta la settimana). I soldati gradiscono l’accoglienza della popolazione e finisce lì, per il momento.
Il 13 luglio 1944 tre civili sono arrestati.
Alle quattro, ai primi bagliori dell’alba, Lino sente il rumore dei mezzi pesanti che risalgono il giro (la curva) della Croce. Ha uno strano presentimento e fugge nel vigneto scosceso davanti alla sua casa. Antonio, uno dei suoi amici, vede le truppe avvicinarsi alla piazza del paese e corre a nascondersi tra gli stessi filari in cui è sparito Lino. Valentino s’infila nella vigna accanto. I tre s’incontrano e decidono di farsi coraggio a vicenda e proseguire il cammino verso il rio. Mentre cercano di raggiungere i Tre Rivi sono avvistati dai nemici in agguato dalla parte opposta della collina. I tre ragazzi sono catturati. Sperano di ricevere la stessa sorte di Angelo del Fondovilla e Giovanni del Dota, anch’essi catturati dai militare nei giorni precedenti, dopo una mezz’oretta si erano sentiti dire Ráuss, siete liberi. Non va così.
I Fascisti chiedono i documenti. I documenti sono regola ma i tre ragazzi sono trattenuti con la forza dalle autorità armate. Dopo venti minuti dalla cattura, uno dei Repubblichini li riaccompagna in paese. Salgono lungo un sentiero ripido, sulla rocca della Berta, insieme ad un boscaiolo di Ferrere, loro compagno di sventura, acciuffato mentre sta abbattendo alcuni alberi. Salendo per il Fondovilla incontrano Zina di Rosaura che, appena li vede, si getta le mani tra i capelli. Presso la Chiesa di San Bernardino vedono Antonina, una giovane ragazza che fugge piangendo e si rinchiude di corsa in casa.
I militari conducono i tre ragazzi con i documenti in ordine al carcere Le Nuove di Torino.
Il 22 luglio 1944 due dei tre civili sono rilasciati.
Nel ritornare vedono con i propri occhi i corpi impiccati durante l’eccidio di Ceresole. Appesi ai poggioli c’erano alcuni partigiani. Al buio della Madonna di Ceresole una donna vestita di nero domanda a tutti se conoscono suo figlio. Uno le risponde di andare avanti, suo figlio è appeso ad un balcone.
Il terzo civile, un ragazzo di nome Valentino, trasportato in Germania, non tornerà più a Monteu.
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Si ringrazia Antonina Galvagno per la testimonianza sulle memorie del dopoguerra.
Il 13 luglio del 1944 la giovane Antonietta che compare in questo racconto fugge. La storia dal suo punti di vista è narrata qui:
DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO
R096, febbraio 2022