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Carbonaia a Monteu Roero
Carbonaia a Monteu Roero

Immagini d’epoca del lavoro svolto dalla gente del Roero presso el carbonaie.

Carbonaia a Monteu Roero
Carbonaia a Monteu Roero

Serafino e la carbonaia

Poco dopo aver gettato l’ultimo pezzo di legno incendiato, dando la schiena alla quercia, vide i primi riccioli di fumo bianco e denso sorgere dai fori alti della carbonaia e arrossì.

Aveva fatto tutto bene: ogni giorno all’alba aveva imboccato il sentiero verso lo spiazzo nel bosco. Una volta lassù aveva accostato i rami di quercia, olmo e castagno intorno al cerchio tracciato a terra. Poi aveva coperto il camino appena costruito con la camicia di foglie, muschio e terra, come avrebbe fatto suo padre Giovanni, e infine aveva incendiato l’anima della carbonaia.

Con le guance rosse Serafino fece tre passi avanti, appoggiò la scala a pioli sulle pareti della montagna fumante e iniziò la sorveglianza del fuoco, pregando che la legna si trasformasse, Dio volendo, in carbone e non in cenere.

 

Calata la sera bevve un sorso di vino rosso e, sentendo la notte avvicinarsi e annerire lo spiazzo scaldato solo dalla carbonaia, si rammaricò di essere salito lassù da solo per svolgere quel lavoro.  

All’alba un fiato di vento mosse i rami secchi dell’olmo più alto e lo svegliò da quel mezzo sonno in cui, senza volere, era caduto. Allora si arrampicò sulla scala per sentire il movimento che il fuoco creava in risposta al richiamo del vento. Poggiò le mani sulla collina di rami e terra e, arrampicandosi al di sopra dell’ultimo piolo, affondò la testa nel fumo che usciva dai fori più alti e annusò l’aria. Sembrava il momento giusto.

 

Scese dalla scala e ricompensò la carbonaia di quel bel fuoco gettandole in bocca altra legna secca. Poi percorse tutto il perimetro, osservò i fianchi della sua opera e prese una punta di ferro pesante con la quale praticò una decina di fori tutt’intorno. Quindi chiuse la bocca del camino spostando un po’ di terra con una pala. Allora il fuoco fu costretto a cambiare strada e il fumo iniziò ad uscire dai fori bassi brillando nei raggi di luce che filtravano tra i rami degli alberi. Gettò gli attrezzi sulle radici dell’olmo, allungò la schiena e si sentì impaziente.

 

Per alcuni giorni Serafino salì e scese dalla scala per spingere le fiamme in alto e in basso mentre lei – la carbonaia – ingoiò tutta la legna che le dava e rispose puntuale sputando fumo prima dai fori alti e poi da quelli bassi. Fu così che, dopo alcuni giorni le mani di lui erano diventate grigie e stanche e lei, sfinita, con le pareti annerite e la bocca ormai crollata, lanciò la fiammata dalla cima. Lui si accorse di quella luce e, notato il mutare del colore dei fumi, afferrò un grosso bastone con tutte e due le mani. Serafino aveva capito che la carbonizzazione era iniziata e che i suoi giorni in quello spiazzo nel bosco stavano per terminare.

 

Gli restava un ultimo lavoro da compiere: percuotere i fianchi della carbonaia fino alla fine. Prese forza da due sorsi di vino rosso e dalla speranza di tornare a casa con un carico di carbone da vendere e si mise a battere quel che restava della montagna fumante. Lei subì quelle violente bastonate richiudendosi su sé stessa, crollò in più punti e rinunciò a trattenere l’aria al suo interno. L’ultimo respiro della carbonaia fu un fumetto azzurro e trasparente come l’abito di una fatina del bosco. Serafino smise di picchiare e si preparò per tornare a casa, caricò tutto il carbone nei sacchi di iuta e andò a prendere l’asino per trasportare il carico nei depositi.

 


 

Bisogna andare indietro di circa 600 anni per risalire alle prime menzioni geografiche relative alle “carbunere” a Monteu Roero. Ancora oggi nel territorio monteacutese sono presenti molteplici località con il toponimo “carbonera”: vicino al concentrico esiste il “bosco della carbunera bassa”, nelle adiacenze del sentiero della fossa dei cinghiali esiste “la roca d’la carbonera cita” e “la roca d’la carbonera granda” dove ancora non più di un centinaio di anni fa, quando le rocche erano frequentate da animali al pascolo, si parlava ancora di trasformazione delle legna in carbone e si potevano ancora individuare gli spiazzi per i cumuli di legna. La località Carbonere della Frazione San Vincenzo è un’ulteriore testimonianza.

 

Si ringrazia il testimone Mario Novarino.

Serafino e la carbonaia è un breve racconto sul lavoro svolto dai contadini per trasformare la legna, presente in abbondanza nei boschi del Roero, in carbone, attraverso le carbonaie.
PAROLE CHIAVE
LUOGO DELLA STORIA

DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO

R095, febbraio 2022

Roero Coast to Coast

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