- MUDI Alba
- Sistema Culturale Diocesano di Alba
Frammenti conservati presso il Museo dei soffitti in gesso nel castello di Magliano Alfieri: un putto che gioca con un nastro, il gallo che becca il frutto e una formella che rappresenta uno stemma.
Lo psicologo e scrittore James Hillman, americano di nascita ma europeo di cultura, aveva notato che la felicità incomincia dal soffitto. Al risveglio il primo incontro è il soffitto e dovrebbe essere, secondo lui, un luogo d’immagini in cui la fantasia lancia il proprio sguardo per rinnovare la vitalità.
Buongiorno soffitto! Dovrebbe poter esclamare ogni bambina e bambino della terra al suo risveglio.
Quando ero bambina io, nella vecchia casa in cui dormivo con mio fratello, in una piccola camera con il soffitto decorato in gesso, il risveglio era un’esperienza di felicità. Restavo a lungo a guardare in su, a cercare i giochi di luce e di ombra sui rilievi scolpiti, mentre poltrivo ancora un poco nel letto. Di sera invece lasciavo andare lo sguardo verso quel mondo incantato e, con lo sguardo, anche la coscienza… solo così mi acquietavo. Quelle figurine di gesso sul soffitto mi erano state donate senza che io ne avessi merito. Sapevo che mi proteggevano nel sonno, quando si è più fragili e soli.
Anche la mia amica Gemma, in vacanze dai parenti qui in campagna, tra le lenzuola fresche e ruvide si attardava, come me, a esplorare con lo sguardo la stanza in cui dormiva. La poca luce che filtrava dagli scuri svelava strane forme nelle screpolature dell’intonaco. Sul soffitto correvano figure che si susseguivano e alternavano tra una trave e l’altra formando una greca. Incominciavano con una fila di cani – così pensava Gemma prima di conoscere la fiaba di Fedro – e continuavano con grappoli d’uva a forma di triangolo con la punta all’ingiù mentre la volpe, stando seduta, formava un altro triangolo con la punta all’insù.
Il soffitto è sempre inevitabilmente là a ricordarci del soffitto originale, il cielo, il cielo notturno con le sue costellazioni che furono una delle prime fonti dell’immaginare umano, dice James Hillman.
Da adulta ho sperimentato il potere dell’immaginazione cresciuta sotto il cielo di gesso della stanza nella vecchia casa. Percorrendo alcuni sentieri tra i boschi ho riconosciuto il luccichio cristallino del gesso in un frammento bianco nascosto tra i mattoni polverosi di un vecchio e cadente portico. Un allegro puttino teneva in alto una mano per reggere un nastro, come fanno i bambini quando giocano per saltare la corda. Ne sono rimasta incantata e mi sono chiesa che cosa ci facesse quella figurina lì sulla mia strada.
Adesso so che era lì per dare inizio ad una ricerca e ad un sogno che non ho mai smesso di coltivare.
Cinque milioni di anni fa le forze della natura nascosero il gesso sotto le colline della mia terra, il Roero, il Monferrato e l’Astigiano. Quando il mar Mediterraneo si separò dall’Oceano, tenendolo per mano in un solo punto – lo stretto di Gibilterra – la sua acqua cominciò a prosciugarsi lentamente. Piogge e fiumi non bastarono a riempirlo e il mare si fece laguna, e da laguna si fece pianura. L’aria si riempì di vapore e il sale si depositò a terra e vi rimase addormentato, ricoperto di boschi, alberi, viti e borghi.
Strati di calcare profondo rimasero lì finché un contadino non se ne accorse, pensò di estrarre un blocco bianco e lo trasportò, in groppa ad un asino, nella sua casa, per farne qualcosa, qualcosa che ancora non esisteva e doveva essere immaginato.
Un altro essere umano, uno scienziato, guardò nel futuro e dopo aver dato un nome preciso a quella pietra venuta fuori dal sottosuolo – solfato di calcio biidrato – scoprì i segreti dei suoi cristalli che, sottoposti all’acqua e al calore, prendevano qualsiasi forma.
Più tardi un altro essere umano, che aveva un sogno, che sapeva fantasticare, con cautela forse provò a lasciare qualche segno, qualche traccia dei suoi desideri, qualche frammento delle sue memorie sul gesso. Anonimi intagliatori sacrificarono qualche albero per forgiare forme fantasiose in cui miscelare acqua e solfato di calcio biidrato e creare figure fantastiche come fiori, foglie, animali, stemmi, scene fiabesche o reali.
Così devono essere nati i soffitti di gesso decorati del Roero.
Si ringrazia la testimone Silvana Volpe, la bambina che ha coltivato la sua felicità svegliandosi sotto i soffitti di gesso decorati di Magliano Alfieri. Crescendo, insieme ad amici e maestri, Silvana ha contribuito a lasciare traccia di questa storia partecipando alla creazione del Museo dei soffitti in gesso, come si racconta in un’altra storia Roero Coast to Coast.
Museo dei soffitti in gesso
DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO
R079, gennaio 2022