- MUDI Alba
- Sistema Culturale Diocesano di Alba
La foto d’epoca di un convegno eucaristico; una scultura dedicata alla madonna in San Bernardino; due stelle nello stemma di Canale che rappresentano due luoghi sacri a cui la comunità è devota.
Hai visto come la gente si organizza? La pizza sospesa, il panettiere che a fine giornata dà il pane gratis, quelli che raccolgono fondi da distribuire ai negozianti chiusi, e quelli che danno una percentuale del loro stipendio… avercelo uno stipendio… io ho 17 anni e voglio ancora studiare per un po’. Però bello che la gente faccia qualcosa contro il casino provocato dalla pandemia.
Mio nonno è un professore, ne sa di storia e queste idee piacciono anche a lui. A Canale s’impegnavano un sacco di persone nelle Confraternite e nelle compagnie. Praticamente erano associazioni di persone, di laici – non preti – che facevano opere di solidarietà e assistenza. Qui a Canale i gruppi erano tanti.
Pur con le distrazioni e gli impegni della vita d’oggi, ben diversa da allora, ma con una cultura che dovrebbe aiutarci a meglio capire e mettere a frutto i nostri talenti, fin dove siamo ancora disponibili per un impegno che conti? mi ha chiesto il nonno, consegnandomi alcuni appunti per dire come stavano le cose qui fino a qualche decennio fa.
Con maggior o minor fortuna, sorsero e operarono nei secoli a Canale Compagnie e Confraternite, con finalità sociali tendenti all’attuazione di opere di carità, misericordia e mutua assistenza ed anche momenti di festa, ma mantenendo ognuna i propri riti religiosi. Sappiamo quindi della più antica Confraternita del Santo Spirito che si occupava di poveri e malati, di quella della Buona Morte, poi dedicata a San Giovanni, e quella dei Flagellati o di San Bernardino. Tra le Compagnie, quelle del Rosario e del Carmine, per la diffusione del culto mariano; dei Cinturati e poi degli Agonizzanti; di Sant’Orsola, a protezione delle Virtù delle Vergini; del Corpus Christi. Infine quelle giunte fin quasi ai nostri giorni, come la Compagnia di San Giobbe, protettore delle filatrici; Sant’Isidoro, dei contadini; Sant’Eligio, dei fabbri; Sant’Omobono, dei sarti; San Crispino, dei calzolai; Sant’Anna, dei muratori; San Giuseppe, dei falegnami. Le Confraternite e le Compagnie praticavano anche il culto dei morti partecipando ai funerali con divise, e croci secondo le richieste e le disponibilità finanziarie dei parenti del defunto.
Mi sono chiesto perché lo facessero, per religiosità o per necessità?
Le istituzioni del tempo non erano in grado di dare una risposta pronta alle difficoltà della gente. Sulla religiosità dei nonni lui ne sa un sacco, più di me, ma sulla necessità di sopravvivere ne so anch’io e ne sappiamo tutti. Quelli di cui parla il nonno erano gruppi che si autogestivano e qualche volta andavano in contrasto con le istituzioni, sia quelle della Chiesa che quelle civili come il Comune. Per fare la cosa giusta qualche volta bisogna anche disobbedire, andare in controtendenza, fare cose diverse, nuove…
Quello che penso è detto bene da Ermal Meta, che è il mio cantante preferito in questo momento, in Vietato morire dice l’uomo che tu diventerai, non sarà mai più grande dell’amore che dai. Oggi dovremmo inventarci una Compagnia per i senza tetto, una per le partite iva, per i ristoranti e i bar che chiudono, una per gli infermieri stanchi, gli studenti in dad… I bisogni aumentano…
Il nonno quando parla di queste storie torna sempre sull’altro concetto, non solo la necessità ha impegnato la gente nelle Compagnie e nelle Confraternite, ma anche e soprattutto la devozione e la religiosità. Cose che qui nel Roero i miei nonni hanno, ma oggi sentire la fede e dimostrarsi devoti è più difficile. Anche su questo ha scritto delle cose.
Non dimenticare l’antica devozione dei canalesi alla Madonna di Mombirone ed a quella di Loreto, luoghi in cui, per un certo tempo, vi fu l’assistenza spirituale di eremiti. Vi trasse ispirazione anche la comunità civile che inserì sullo stemma comunale di Canale, quello ancora oggi adottato, le due stelle a rappresentazione dei due luoghi sacri.
È da notare la fama raggiunta dalla devozione alla Vergine di Loreto, che ispirò perfino un pellegrinaggio ed un personale intervento patrocinatore presso i frati Francescani da parte della regina sabauda Cristina di Francia.
Nel Novecento si sviluppò la devozione al Sacro Cuore di Gesù che ebbe la sua più evidente espressione con la costruzione del monumentale campanile parrocchiale e quella alla Vergine Assunta di Mombirone, di origine molto antica, ma cresciuta moltissimo negli ultimi decenni.
Ancora oggi suscita stupore, tra chi non è abituato, la processione del Sacro Cuore con l’imponente statua. Questa, fino a trenta, quarant’anni fa era trainata da una coppia di magnifici buoi bardati con drappi rossi, mentre lungo il percorso ogni balcone era drappeggiato con stoffa rossa.
Suscita stupore in me la devozione, perché è l’espressione di chi cercando ha trovato fede. Il Signore gli è diventato vitale come l’acqua per il deserto, come la terra per un seme, come il sole per un fiore, dice Papa Francesco. E questo mi piace perché mi lascia libero, perché la fede non è automatica e la devozione è proprio la partecipazione alla chiesa, ma non è una cosa imposta. Chi è coinvolto in prima persona ha desiderato la fede ed ha trovato un Amore che prima gli ha chiesto di essere amato.
Il racconto è stato inventato ad aprile 2021: i personaggi del dialogo sono casuali e non ci sono riferimenti a persone reali. Tuttavia la storia è composta prendendo in esame le note storiche di Corrado Quadro, il nostro testimone del Roero che ringraziamo di cuore.
DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO
R021, 10/05/2020, Canale